20 ANNI DI BONIFICHE: CRITICITÀ E PROSPETTIVE DI EVOLUZIONE

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Renato Baciocchi

Abstract

Sono passati ormai 20 anni dall’emanazione in Italia della prima normativa sulla gestione e bonifica dei siti contaminati, il Decreto Ministeriale 471/99. Un decreto che nasceva già superato, in quanto basato su un approccio tabellare nel quale l’analisi di rischio aveva un ruolo collaterale, nonostante fosse applicata negli Stati Uniti già a partire dal 1995 nell’ambito RBCA (Risk-Based Corrective Action). Dopo soli 7 anni tale Decreto veniva sostituito dal vigente Decreto Legislativo 152/06, che ha finalmente conferito all’analisi di rischio un ruolo centrale nei procedimenti di bonifica. Una modifica sostanziale che ha certamente messo le basi per una gestione più flessibile e finalmente sito-specifica dei siti contaminati. Nonostante le aperture della nuova normativa, sono però intervenute successive modifiche legislative che, unite ad alcune interpretazioni restrittive della normativa, hanno talvolta limitato le potenzialità dell’approccio risk-based alla gestione dei siti contaminati. Ad esempio, i vincoli imposti sulla qualità della risorsa idrica al punto di conformità e il suo posizionamento al confine del sito non hanno permesso di applicare approcci di gestione del plume di contaminazione, spesso utilizzati con successo in altre realtà internazionali. Va inoltre considerato che la cautelatività dei modelli di analisi di rischio previsti nelle linee guida nazionali conduce spesso ad una sovrastima dei rischi, che possono essere correttamente valutati solo con successive misure integrative. 


Negli ultimi 10 anni si è assistito a livello internazionale ad una evoluzione nella gestione dei siti contaminati, che si è indirizzata verso l’applicazione di approcci sostenibili, nei quali gli aspetti sociali, ambientali ed economici sono valutati unitariamente per individuare le soluzioni ottimali. Occorre evitare che il sistema nazionale delle bonifiche, invece di seguire questo trend internazionale, se ne allontani. É infatti importante che i siti contaminati vengano gestiti con un approccio maturo e tecnicamente robusto, preferendo soluzioni pragmatiche e realistiche a soluzioni radicali, che risulterebbero in ultima analisi impraticabili e insostenibili. La situazione dei siti contaminati non consente infatti fughe all’indietro.

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Sezione
Editoriale